Il part-time un diritto per i pazienti oncologici
La legge prevede una particolare regolamentazione nella disciplina del lavoro a tempo parziale per le persone affette da una patologia oncologica, tutto ciò in considerazione del tempo necessario per la cura delle patologia stessa e della esigenza di conciliare, nell’ambito dell’attività lavorativa, i bisogni del lavoratore con quelli del datore di lavoro,
Questi lavoratori, nel settore pubblico o in quello privato, con una residua capacità lavorativa certificata dalle ASL competenti, hanno diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo pieno in part-time verticale o orizzontale.
Per il paziente oncologico è un diritto soggettivo, finalizzato a tutelarne, insieme con la salute, la professionalità e la partecipazione al lavoro come strumento di integrazione sociale e di permanenza nella vita attiva. Per questo motivo, il legislatore lo ha previsto come un diritto che non può essere negato dal datore di lavoro per esigenze aziendali contrastanti. A tali esigenze, e all’accordo tra le parti, è invece rimessa la quantificazione dell’orario ridotto, nonché la scelta tra modalità orizzontali oppure verticali di organizzazione dello stesso.
In ogni caso, l’organizzazione del tempo di lavoro dovrà essere pianificata tenendo in considerazione le particolari necessità del lavoratore o della lavoratrice. E in ogni momento, su richiesta del lavoratore, il rapporto di lavoro part-time deve essere trasformato nuovamente in rapporto di lavoro a tempo pieno con ritorno a orario e stipendio completo.
In caso di patologie oncologiche che riguardano il coniuge, i figli o i genitori del lavoratore, nonché nel caso in cui questo assista una persona convivente con un handicap che assuma connotazione di gravità ai sensi della Legge 104/1992, non è previsto per il soggetto occupato il diritto al mutamento del contratto, bensì una priorità, tra i dipendenti dell’azienda, alla trasformazione del contratto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale.
Il Direttore – Mariano Amico