Trump, il popolo e l’Europa

image_print

Passata la bufera viene spontaneo chiedersi perché gli americani abbiano votato Trump a tal punto da dargli la maggioranza anche nel Congresso. Col tempo si capiranno molte più cose di quanto possiamo immaginarne oggi. Alcune cose sono però certe: di voti ne ha avuti molti di più Hillary Clinton (sembra oltre 250mila), mentre Trump ha vinto negli Stati che gli hanno permesso di prendere un maggior numero di cosiddetti “grandi elettori”. È il sistema elettorale americano!!

Inoltre dei cittadini aventi diritti avrebbe votato solo il 42 – 45%. Oltre la metà degli americani non ha votato. È stato spesso così tranne alcune volte come fu per le elezioni che portarono Obama alla Casa Bianca. La disaffezione alla politica è un male che ormai attraversa tutte le grandi democrazie. Ancora: la gente non crede più nei sondaggi e preferisce, spesso, non rispondere alle domande che pongono i sondaggisti per interpretare il voto e fare delle proiezioni. E troppo spesso i sondaggi sono viziati. Anche questa volta gli americani li hanno evitati a tal punto da ribaltarli.

Ma come ha fatto a vincere Trump? L’immaginazione porta, oggi, a pensare che dietro la figura di Trump, dietro i suoi show, si nascondessero molti interessi della finanza, delle banche, del commercio americano, dei fatidici Wasp (white anglo-saxon protestant) e del Ku Klux Klan che potevano vedere nella Clinton una leader che avrebbe potuto pensare di mettere in atto, per esempio, una giustizia riparatrice nei confronti dei più deboli. Si pensi alla questione della sanità come diritto anche per i poveri. O l’attenzione forte verso le minoranze. Non che la Clinton non rassicurasse settori della finanza e non avesse suoi interessi specifici da salvaguardare ma certamente ha guardato anche alle classi meno favorite proprio come protagoniste di una democrazia più compiuta.

Mondi della finanza americana e internazionale hanno visto con favore Trump perché certi di poter influenzare più che mai i prossimi passi del neo Presidente, non solo nel Paese ma proprio in ambito internazionale.

Riconsiderare la presenza degli Stati Uniti in alcune aree calde del pianeta potrebbe voler dire una finanza così libera da vincoli da avere maggiore vigore nell’espandersi senza etica. Significherebbe, però, anche sostenere sistemi politici che di democrazia e di giustizia hanno ben poco.

Quanto questi interessi, che non fanno parte del cuore del popolo, hanno avuto ruolo in queste elezioni? Dall’una e dall’altra parte. E quanto, quelli che hanno sostenuto il vincitore, passando alla fase della riscossione, ricorderanno che la democrazia americana è un grande valore per l’America e per altrove e che va amata, sostenuta e rispettata?

La democrazia è l’altra questione che emerge da queste Presidenziali. Crisi di democrazia in Occidente proprio mentre il “2016 Global Terrorism Index Report”  afferma che mai si è avuto nei Paesi occidentali un così lungo periodo di pace. I valori che l’hanno sottesa e che ne hanno permesso l’espansione, sembrano divenuti evanescenti. La prosperità che è derivata dalla pace sembra ormai essere sempre più relegata ai piani alti della società. E chi sta sotto reagisce come può, anche ribaltando gli scenari. “I poveri ci sommergeranno” aveva affermato qualcuno nel secolo scorso!!

In una intervista di queste giorni di Andrea Tarquini per La Repubblica al già Presidente della Polonia, Lech Walesa, c’è un’affermazione sulla democrazia su cui vale la pena soffermarsi: “La grande svolta, più della vittoria di Trump, è la sconfitta dei partiti democratici tradizionali e dei loro valori costitutivi da tempo, la sconfitta dell’idea che i cittadini hanno della democrazia: temo che com’è adesso la democrazia non piaccia più. Il tempo stringe: se vogliamo salvare la democrazia dobbiamo ripensarla tra tutti noi democratici di destra o di sinistra, imparare ad ascoltare a tempo la gente e le sue paure, fondate o meno”.

E ora il Presidente Trump, che in molti vedono come un uomo senza alcuna dote politica, si trova a gestire la più grande democrazia del mondo con la necessità di dover saper ponderare, di saper equilibrare le risposte da dare al Paese e al mondo per superare le paure mettendo da parte i suoi eccessi e i suoi diktat. Ma, soprattutto, mettendo da parte gli interessi di parte!

Un ulteriore dato: donne, gay, immigrati, minoranze in genere. Tutti vedevano nella Hillary il senso della riscossa che continuava dopo l’era Obama. Anzi ancora di più perché Hillary è una donna!! E avrebbe letto il mondo al femminile! Molte di queste realtà sono potenze, almeno culturali, negli Stati Uniti eppure non hanno inciso, se non negativamente, nel cuore e nella mente di Trump. Si dice che alcune espressioni religiose, tra le tante presenti negli States, silenziosamente appoggiassero Trump proprio perché teneva lontane aspettative dell’una o dell’altra minoranza. Forse è vero.

In una campagna elettorale gridata a suon di slogan, twitter o hashtag, Trump ha esasperato i toni contro queste minoranze per dare risposta alla paura della gente che vede, nell’ampliamento della platea di quanti possono vedersi riconoscere diritti, una diminuzione dei propri. Ha ascoltato la pancia, come si dice, non ha condotto alla ragione. Forse a questo si riferiva Hillary quando, nel ringraziamento dopo le elezioni, ha detto “un’altra donna romperà il tetto di cristallo”!

E se Trump vorrà unire non potrà eludere il grido di questa parte del popolo americano. Perché anche questa parte di popolo si organizza e si unirà ad altre parti di popolo che grida il proprio dolore, i propri diritti, la propria esistenza. Trump ha risposto alla pancia della gente forse però mandando un messaggio preciso ad altri mondi, ad altri interessi. Ma in campagna elettorale è stato possibile. Dalla Casa Bianca non più!!

E a proposito di grida, oggi vediamo le reazioni, in parte violente, a questa elezione. Eppure è avvenuta democraticamente. Secondo i canoni americani. Se pur vero che è legittimo manifestare, lascia un po’ attoniti, questa volta, che il popolo non si sia ricompattato intorno al proprio Presidente, come avviene dopo ogni elezione presidenziale negli USA. Eppure Trump ci ha tenuto a dire subito che sarà il Presidente di tutti anche di chi non lo ha votato. E ha fatto appello all’unità. In molti, anzi in tantissimi, non gli credono e il consenso, che ha un valore enorme, per ora non ce l’ha e il popolo non si è ricompattato.

Tant’è che tra le reazioni si preannuncia la raccolta di un milione di firme per far invalidare le elezioni. Un milione di donne potrebbe marciare su Wahington il 20 gennaio 2017 quando Trump giurerà sulla Costituzione americana la sua fedeltà al popolo. I Rettori di molte Università hanno scritto ai propri studenti ricordando, in maniera diplomatica, che le Università rimarranno luoghi in cui i diritti di tutte le persone continueranno a essere rispettati. Cuomo, governatore dello Stato di New York, ha affermato che il popolo sarà protetto.

Qualcuno comincia anche a far aleggiare un’altra paura. Trump ha acquisito un tale numero di grandi elettori da avere la maggioranza al Senato e alla Camera. Sicuramente cambierà anche i vertici della Corte Suprema. Potere esecutivo, potere legislativo e potere giudiziario sono nelle sue mani.

Questa situazione è avvenuta nel 1928 quando fu eletto Presidente Herbert Hoover con 444 grandi elettori. Nel 1929 scoppiò la grande depressione! La paura è che gli interessi di parte possano determinare un tale scompiglio da provocare una nuova, drammatica crisi economica mondiale.

Sarà in grado Trump di lavorare per unire senza confondere, distinguendo esigenze, problemi, desideri, bisogni, risposte, concessioni, elargizioni, … ? Sarà in grado di allontanare le paure? Lo speriamo.

Trump si trova dinanzi un popolo diviso. Il quotidiano, a volte frenetico degli americani delle città, pacioso di quelli della provincia, non porterà questa volta un po’ ad assuefarsi, un po’ a sperare che i prossimi quattro anni passino velocemente senza grossi danni. Si preannunciano tempi difficili anche per noi europei. E noi, vecchi europei, ancora nel pieno di una crisi economica e finanziaria, ma ancor più culturale e valoriale, siamo chiamati, da queste elezioni americane, a ricordare che il popolo è il primo valore della democrazia. E va rispettato! E se il popolo grida perché è povero, perché non ha lavoro, perché soffre ingiustizie, perché si sente soffocare, perché ha diritti a metà,… sarà bene ascoltarlo perché il popolo non ha interessi da proteggere. Sarà bene fermarsi e ragionare! Proprio come dovrà fare Trump!

Ne va della democrazia!

 

Scritto da Pino Giulia – Fonte: www.acli.it

Condividi

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *