Quando il congedo obbligatorio dei padri?
Ieri era l’8 marzo, la Giornata internazionale delle donne, una giornata per ricordare, per chiedere pari diritti perché ancora oggi nel mondo del lavoro le donne sono penalizzate. Proviamo solo a pensare a quanto costa (alle donne) la maternità. La maternità comporta forti penalizzazioni in termini di reddito e di carriera, i dati Inps dicono che più dell’80% dei congedi parentali è ancora utilizzato da donne, Sicuramente l’allungamento del congedo obbligatorio dei padri permetterebbe di ridurre le disuguaglianze sul mercato del lavoro.
La legge di Bilancio 2017 ha istituito, in via definitiva, due giorni obbligatori di congedo di paternità, fruibili entro i primi cinque mesi di vita del figlio; il testo conferma dunque la durata del congedo, e prevede l’innalzamento a quattro giorni nel 2018. Si tratta di un passo avanti nella direzione della proposta di congedo obbligatorio di paternità di quindici giorni, presentata al parlamento lo scorso anno.
L’anno scorso durante un convegno il Presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha affermato che per l’Italia sono necessarie delle politiche familiari che puntino a una maggiore condivisione della genitorialità. Le motivazioni sono molteplici e una delle più citate è la necessità di ridurre il gender pay gap (il divario salariale fra uomini e donne) causato dal fatto che la responsabilità dei compiti familiari ricade ancora in prevalenza sulle donne. Altra motivazione, dimostrata anche dai dati Inps, è che si devono attuare politiche familiari che riducano il costo della maternità per incentivare un trattamento paritario alle lavoratrici e incoraggiare l’occupazione femminile. L’11% delle donne lascia il proprio lavoro e un anno dalla maternità e il 20% dopo due anni.
Con la proposta di allungare il congedo obbligatori di paternità si potrebbero diminuire le disparità dei costi di assunzione di una donna rispetto a un uomo riducendo così le disuguaglianze sul mercato del lavoro legate alla genitorialità. Soprattutto ciò permetterebbe di riconoscere e valorizzare il ruolo del padre favorendo un cambiamento culturale verso la condivisione dei compiti familiari, come è avvenuto nei paesi scandinavi, con effetti positivi sullo sviluppo dei figli e nessun impatto negativo sulla carriera dei padri.
Come si può notare vi è l’urgenza di interventi strutturali e innovativi sulle politiche familiari per incoraggiare le nascite, che sono ai minimi storici, combattere la povertà infantile ed eliminare le disuguaglianze di genere.
Servizio Comunicazione Patronato ACLI Alessandria – Anna Serafini