Malattie professionali: cifre sottostimate?
La malattia professionale è una patologia dovuta all’attività lavorativa riscontrata a seguito di una prolungata esposizione personale a fattori nocivi che determinano il rischio di ammalarsi, purtroppo in Italia sono in costante aumento. Questa situazione può essere provocata dall’attività che il lavoratore svolge (utilizzo di macchinari specifici o svolgimento di mansioni particolari) oppure dall’ambiente in cui è svolta l’attività stessa (presenza di sostanze nocive come l’amianto, ambienti di lavoro rumorosi ecc.).
I dati statistici confermano che oltre il 60% di queste patologie sono dovute a un sovraccarico biomeccanico delle strutture osteoarticolari, muscolo-tendinee e nervo vascolari riguardanti la colonna vertebrale, gli arti superiori e inferiori. Anche in Europa si riscontra una situazione simile: gli ultimi dati evidenziano che le patologie muscolo scheletriche nel loro complesso rappresentano oltre il 50% di tutte le patologie professionali riconosciute nei sistemi assicurativi dei diversi Paesi. Tali malattie sono dovute a cinque fattori principali presenti in molte lavorazioni: ripetitività (frequenza e velocità di azione), uso di forza (entità del carico e modalità di movimentazione), vibrazioni, posture e gesti lavorativi incongrui e infine periodi di recupero inadeguati.
Come è facile intuire, sono numerose le lavorazioni interessate, come ad esempio quelle svolte dagli addetti alle catene di montaggio, assemblaggio e cablaggio, da chi ha compiti di carico e scarico con ritmi prefissati, da chi è addetto al confezionamento di prodotti, da chi svolge l’attività di parrucchiere così come lavoratori edili, marmisti, falegnami ecc. Nel valutare l’idoneità dell’esposizione al rischio non va considerata solo l’ultima attività svolta ma anche quelle pregresse.
In Italia le malattie professionali riferite al solo arto superiore rappresentano circa il 40% delle patologie riconosciute dall’INAIL. Trattasi malattie da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori riguardanti le strutture osteo-muscolo-neuro-tendinee e delle borse, interessanti spalla, avambraccio, gomito, polso, mano, dita. Le patologie che possono insorgere a seguito di queste lavorazioni sono tendiniti, borsiti (epicondiliti, epitrocleiti ecc.), schiacciamenti dei nervi (sindrome tunnel carpale, sindrome del nervo ulnare ecc.).
Malgrado i significativi sforzi e le risorse economiche impiegate per la prevenzione e la diffusione di una cultura della salute nei luoghi di lavoro, molti affermano che si tratti comunque di cifre fortemente sottostimate. Il totale delle malattie professionali denunciate annualmente, anche se in aumento, in Italia non arriva a 60.000 casi, mentre negli altri paesi europei si tratta di numeri ben più significativi. Ciò sta a significare che gli attori deputati alla tutela della Salute, forse a seguito delle normative vigenti, non riescono a far emergere questo fenomeno con la conseguenza che spesso i diritti dei lavoratori rimangono inesigibili; in sostanza risulta ancora largamente diffusa la paura del lavoratore a segnalate una malattia professionale, rinunciando al contempo alla tutela della propria salute, con conseguenze spesso irreversibili.
È importante dire che queste patologie possono essere dovute a una somma di fattori, determinate quindi dall’azione combinata di fattori ambientali, fattori genetici o traumi extralavorativi. Questo comporta che la domanda di riconoscimento quale malattia professionale deve essere presentata unitamente a un’attenta e precisa anamnesi lavorativa.
Il Direttore – Mariano Amico