Perché diciamo “no” al DDL 735 (detto Pillon)
Anche le ACLI della provincia di Alessandria aderiscono alla mobilitazione nazionale lanciata dalla rete D.i.Re, per il10 novembre. In questa giornataad Alessandria l’APS me.dea e Alteregoorganizzeranno un momento diincontro e scambio con la cittadinanza, per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica. L’incontro si terrà alle ore 10.30 presso l’Istituto di Scienze Giuridiche ed Economiche dell’Università del Piemonte Orientale in via Mondovì 8, qui di seguito è possibile scaricare il Programma Perchè diciamo no al DDL 735
In questi giorni i Centri Antiviolenza d’Italia, sotto l’impulso della rete nazionale D.i.Re, stanno accendendo i riflettori sulDisegno di Legge 735, venuto alla ribalta come DDL Pillon, dal nome del senatore che lo ha proposto. Pillon propone l’introduzione di misure che rischiano di tramutarsi in trappole che imprigionano le donne, soprattutto quelle più fragili, in relazioni violente, con grave rischio per la loro incolumità e per quella dei loro figli. La matrice dell’iniziativa legislativa mira a ristabilire il controllo pubblico sui rapporti familiari e nelle relazioni attraverso interventi disciplinari, con una compressione dell’autonomia personale dei singoli.La proposta sta allarmando anche fuori dai confini italiani. È di questi giorni la notizia della lettera inviata dall’Onu al Governo, per esprimere “profonda preoccupazione” e chiedere modifiche al testo. Secondo le relatrici speciali delle Nazioni Unite in materia di questioni e violenza di genere, il disegno di legge “non tutela le donne e i bambini che subiscono violenza in famiglia” e “potrebbe comportare una grave regressione che alimenterebbe la diseguaglianza di genere”.
L’evento è patrocinato dall’Università del Piemonte Orientale – DiGSPES e dalla Commissione Regionale Pari Opportunità.Hanno aderito alla mobilitazione e sostengono le ragioni del “NO”: CGIL – UIL – ACLI – ADOZIONE KM0 – AIAF – ASSOCIAZIONE CAMPORA – COLIBRÍ – CONFARTIGIANATO ALESSANDRIA – ENERGICA – GAPP – L’ALBERO DI VALENTINA – MAMME IN CERCHIO – NON UNA DI MENO/CASA DELLE DONNE ALESSANDRIA – PENELOPE – TESSERE LE IDENTITÁ
Le ragioni del NO al DDL 735:
- NO alla MEDIAZIONE OBBLIGATORIAin caso di separazione, perché la mediazione ha come presupposto la scelta volontaria delle parti e relazioni simmetriche non segnate dalla violenza. Nella proposta Pillon, l’obbligo di mediazione viola apertamente il divieto previsto dall’art. 48 della Convenzione di Istanbul, mette in pericolo le donne che fuggono da un compagno violento, oltre a generare uno squilibrio tra chi può permettersi questa spesa, per cui non è previsto il patrocinio per i meno abbienti, e chi non può.
- NO all’imposizione di tempi paritari nell’affidamento dei figli, perché principio della bigenitorialità, così applicato, lede il diritto dei minori alla stabilità, alla continuità, ed alla espressione delle loro esigenze e volontà, riportando la genitorialità al concetto della potestà sui figli anziché a quello della responsabilità, già acquisito in sede europea e italiana come principio del rapporto genitori/figli.
- NO al MANTENIMENTO DIRETTOperché presuppone l’assenza di differenze economiche di genere e di disparità per le donne nell’acceso alle risorse, nella presenza e permanenza sul mercato del lavoro, nei livelli salariali e nello sviluppo della carriera.
- NO al PIANO GENITORIALE perché incrementa le ragioni di scontro tra i genitori e pretende di fissare norme di vita con conseguenti potenziali complicazioni nella gestione ordinaria della vita dei minori. Non si possono stabilire in via preventiva quali saranno le esigenze dei figli, che devono anche essere differenziate in base alla loro età e crescita. Il minore con il DDL Pillon diventa oggetto e non soggetto di diritto.
- NO alla codificazione dell’ALIENAZIONE PARENTALEproposta dal DDL che presuppone esservi manipolazione di un genitore in caso di manifesto rifiuto dei figli di vedere l’altro genitore, con la previsione di invertire il domicilio collocando il figlio proprio presso il genitore che rifiuta. Si contrasta, così, la possibilità per il minore di esprimere il suo rifiuto, avversione o sentimento di disagio verso il genitore che si verifichi essere inadeguato o che lo abbia esposto a situazioni di violenza assistita.
Servizio Comunicazione Patronato ACLI Alessandria – Anna Serafini