L’apporto delle donne alla Resistenza
25 Aprile: l’apporto delle donne alla Resistenza
Il 25 aprile festa della liberazione dal nazifascismo e data fondamentale nella storia dell’Italia democratica, è anche festa di tutte noi cittadine. Grande infatti fu l’apporto delle donne alla Resistenza, sul campo come staffette o combattenti, ma anche nelle case e nelle comunità, come sostegno silenzioso, ma non meno esposto al pericolo, e grandissimo il coraggio di quante allora parteciparono e pagarono personalmente un tributo molto alto per creare una nuova realtà.
Molte tra loro, le donne di fede cristiana che, se si fa eccezione per le più famose come ad esempio Maria Eletta Martini, Tina Anselmi o Gisella Floreanini, soltanto oggi cominciano ad emergere dalla storia di quegli anni.
Noi vogliamo ricordare in particolare, Maria Agamben Federici ( L’Aquila, 1899-1984), insegnante ed intellettuale che con il marito rientrò in Italia nel 1939 dopo anni all’estero a contatto con gli esuli antifascisti e che a Roma, con la Capitale occupata, prese attivamente parte alla Resistenza. Militante della Democrazia Cristiana, la Agamben, il 2 giugno del 1946 fu tra le ventuno donne elette all’Assemblea Costituente.
In particolare vogliamo ricordare che nell’agosto 1944 venne eletta delegata – la prima delegata femminile – al Congresso Costitutivo delle Acli e, in questa veste, l’anno seguente organizzò il Convegno nazionale per lo studio delle condizioni del lavoro femminile, un importante momento di confronto per le donne cattoliche. A lungo rimase poi delegata nazionale all’interno dell’Associazione.
Nel 1946, eletta all’Assemblea Costituente, fu una delle cinque donne che fecero parte della cosiddetta “Commissione dei 75” – incaricata di elaborare e proporre il progetto di Costituzione – insieme a Lina Merlin, Teresa Noce, Nilde Iotti e Ottavia Penna.
La sua militanza continuò per tutta la vita, in cui si occupò di dare sostegno alle donne rimaste sole a causa dell’emigrazione fondando nel 1947 l’Anfe (Associazione Nazionale Famiglie Emigrate), che aveva lo scopo di assistere gli emigrati e le loro famiglie e ne fu Presidente fine al 1981.
Si batté anche per evitare che alle donne fossero preclusi uffici pubblici e cariche elettive, ribadendo più volte (ma inutilmente) il diritto delle donne di accedere alla magistratura, sostenendo che l’unico elemento discriminatorio per l’ammissione dovesse essere il merito e non le presunte attitudini.
Figure quelle di Maria e di tutte coloro che hanno partecipato alla Resistenza, da tenere vive e di ispirazione in un tempo che ancora pretende, ogni giorno, la riaffermazione del nostro essere noi stesse.
Buon 25 aprile a tutte voi.
Il Direttivo del Coordinamento donne ACLI del Piemonte