Cosa cambia con l’Autonomia differenziata?

Il Disegno di Legge Ddl Calderoli che riforma l’Autonomia differenziata cambia le intese tra Stato e Regioni e le materie interessate che aumenteranno (a 23). Si tratta di una vera e propria decentralizzazione delle competenze che coinvolge attivamente le Regioni che aderiranno all’Autonomia differenziata. Questa riforma “Compartimentalizzerà” l’Italia e aumenterà i divari territoriali perché ogni Regione potrà decidere quali materie finanziare e in che misura. Aumenteranno le disuguaglianze sociali a danno di tutta la collettività. Ecco perché si raccolgono le firme per chiedere il referendum per abrogare la Legge Calderoli.

Le ACLI sono tra i fondatori del Comitato nazionale per il referendum per l’abrogazione dell’autonomia differenziata, ecco che giovedì 5 settembre al mattino saremo sotto i portici di piazza Garibaldi (vicino all’edicola) per la raccolta firme. Se non hai ancora firmato ti aspettiamo.

Puoi anche firmare online con lo SPID collegandoti al seguente sito 

L’Autonomia differenziata riguarda i Livelli Essenziali di Prestazioni (LEP) che stabiliscono il livello minimo di servizio su tutto il territorio nazionale. Entro 24 mesi dall’approvazione del Ddl il Governo dovrà determinare i LEP, i costi e i fabbisogni standard per poi dopo deliberare il trasferimento delle funzioni. Una volta definiti i LEP (e anche gli stanziamenti economici) verranno trasferite le funzioni alle Regioni.

Il Governo avrà 24 mesi per emettere Decreti Legislativi sui LEP mentre lo Stato e le Regioni avranno 5 mesi per raggiungere accordi, con intese di durata massima di interventi di 10 anni. Da quel momento in poi, benvenuti nel far west giuridico.

Per capire i cambiamenti di questa riforma dobbiamo analizzare cosa è stato fino ad adesso; la Costituzione Italiana divide in tre gruppi le competenze di Stato e Regioni:

  • materie di competenza esclusiva dello Stato come ad esempio sicurezza, giustizia, difesa, politica estera e immigrazione;
  • materie per cui lo Stato decide i principi generali e alle Regioni è determinata la competenza territoriale cioè dare le direttive su funzionamento specifico nei loro territori, come ad esempio sanità e beni culturali;
  • materie di competenza esclusiva delle Regioni.

Con l’Autonomia differenziata, ora le Regioni possono chiedere l’autonomia su 23 materie, tra cui ma non solo istruzione, salute, sicurezza del lavoro, ricerca scientifica e tecnologica, tutela ambientale, sport, alimentazione, beni culturali, comunicazione, porti e aeroporti, grandi reti di trasporto, produzione, trasporto e distribuzione dell’energia…

Riassumente 3 i principali punti dell’Autonomia differenziata:

  1. I LEP: servono a definire “le soglie minime di rispetto dei diritti civili e sociali” quindi lo standard da garantire in tutta Italia, in ogni Regione. Soltanto con la definizione dei LEP, il Governo sarà in grado di stabilire gli standard che dovranno essere seguiti dalle Regioni.
  2. Rapporto Stato-Regioni: il Ddl stabilisce che gli accordi tra Stato e Regioni possono durare massimo 10 anni. Al termine l’intesa si rinnoverà automaticamente a meno che la Regione ne faccia diversa richiesta.
  3. La Questione finanziaria: secondo l’Art. 8 del Ddl dovrà essere garantita l’invarianza finanziaria. Ciò significa che le intese “non possono pregiudicare l’entità delle risorse da destinare a ciascuna delle Regioni” e per questo motivo, il finanziamento richiederà provvedimenti “coerenti con gli obiettivi di finanza pubblica e con gli equilibri di bilancio”.

Servizio Comunicazione Patronato ACLI Alessandria